martedì 10 luglio 2012

... e a Mirandola ho pianto...

...reivindico absolutamente el derecho al vagabundeo, a la aventura, a la utopìa y al romanticismo...

Dopo un paio di giorni di lavoro sulla costa ligure sul sabato e domenica sono finalmente partito per il nord lunedì mattina.
Destinazione Finale Emilia, 6 spettacoli previsti sui giorni di mercoledì e di giovedì in varie tendopoli della zona.

Prima di partire, sabato e domenica appunto, ho lavorato sulle piazze di S. Margherita Ligure e Camogli.
Bella Camogli, con un enorme terrazza sul mare.
Più dura la serata a Santa Margherita, in cui per la prima volta per far cerchio ho dovuto tribolare un po'(c'era un concerto), rarità per una liguria pienissima di bimbi e abituata agli spettacoli di strada.

Avevo voglia di tornare a viaggiare.

Tanta!

Prima di partire per lo spostamento verso nord mi son reso conto di non aver calcolato bene le distanze: il viaggio si rivelava più lungo del previsto...

Il lunedì è stato il giorno delle salite: 1500 metri di dislivello totali e 110 chilometri percorsi.
Nella testa avevo i ricordi di un viaggio percorso sulla stessa strada, ma in senso inverso, con David Pentenero e Matteo Vezzola. Credo siano passati forse quindici anni da quel vaggio, che definirei la prima, grande, epica, eroica (!) impresa in bicicletta che abbiamo intrapreso. Cassette della frutta sui portapacchi, quantità enormi di scatolame, discese fatte con i freni tirati e i piedi per terra. Come dimenticarlo?

Come in quel viaggio ho percorso (stavolta nella discesa) tutta la fantastica val d'Aveto: selvaggia, verdissima, una via di mezzo tra la Val Vestino e il Verdon. Le pendici dei monti coperte da boschi che scendono e si tuffano nella gola della valle: mi ricordavano piedi di enormi mostri preistorici.

Nella testa anche il ricordo di Giorgio Valsania, con cui una decina di anni fa ho camminato per una settimana sull'Alta Via dei Monti Liguri. Giorgio ha perso la vita vicino a Torino in un incidente d'auto, ma il suo ricordo mi tiene sempre compagnia nei lunghi viaggi.

Lunedì sera ho dormito a Bobbio, al di la del "ponte storto", anche se dormito è una parola grossa: ero talmente stanco a forza di tirar su dalle salite il mio bagaglio che ho chiuso gli occhi ed era già mattino.

Oggi invece giornata di pianure: da Bobbio verso Piacenza, poi Parma, Reggio, Carpi, Mirandola. Dieci ore per i primi 150 km, che diventano 200 a fine giornata.

Tanti!

È nuovo il paesaggio, con le sue pianure, i piccoli paesi, i suoni e i profumi.
Tanti i camion sulla via Emilia!
Ma la strada è più dritta, si pedala rapidi e concentrati.

Sono le sette e mezza quando arrivo a Mirandola: qui c'è spazio per essere ospitato, domattina dovrò percorrere una trentina di km per arrivare a Finale Emilia.

La situazione non è bella.

Arrivo a Mirandola passando da S.Giorgio, una sorta di quartiere industriale.
Mentre nei paesi precedenti (Carpi, Correggio) non ho incontrato particolari segni del terremoto, se non qualche tenda piantata qua e la, qui la situazione è diversa.

Sembra di entrare in una zona di guerra.

Metà delle fabbriche sono al suolo.

Macerie sparse, auto ancora schiacciate in alcuni casi.

Pedalo fino al centro di Mirandola.

Camion della Protezione Civile, Carabinieri, Vigili del Fuoco pattugliano le strade. Ci sono soldati a piantonare il perimetro del paese. Buona parte del centro storico è inagibile.

"Non ci lasciano tornare alle nostre case", mi dirà un uomo.

E un altro rivolgendosi a me e al mio essere senza una abitazione vicina: "Tu lo fai per scelta, noi ci siamo costretti"!

Alla soglia delle recinzioni alcuni striscioni mi fanno venire le lacrime agli occhi.

Le case puntellate, i calcinacci, gli edifici pericolanti sono ovunque.

Nella tendopoli mi viene dato un pass: mi portano a lasciare bici e bagagli in un settore dove alloggiano i geologi e geometri e vari volontari, tra cui gli alpini e gli scout.
Mi viene dato da mangiare, poi dopo aver dato un occhiata in giro scopro che c'è uno spettacolo di Paolo Rossi proprio stasera.

Scelgo di rilassarmi un attimo e lo vado a vedere.

Ed ora vado a nanna che rimane poco tempo per riposare!




1 commento:

  1. A! ricordo quel ponte Marco... da qualche parte dovremmo avere anche delle fotografie fatte e spedite da una passante ricordi? ahah che avventura... ma possiamo dirlo, un gioco da ragazzi pff aahah ;-) strabello!

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